Le imprese femminili hanno continuato a crescere nel 2016, raggiungendo un milione e 321.862 imprese. Lo evidenziano i dati diffusi dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere.
Quasi 10 mila imprese femminili in più nel 2016, con una variazione dello stock rispetto al 2015 del +0,72%.
Lavorano nel commercio o guidano aziende agricole. Dirigono ristoranti o alberghi, si occupano della cura e del benessere della persona o interpretano al femminile l’Italian Style nel settore della moda. E si diffondono, andando a rappresentare oggi il 21,8% del totale delle imprese esistenti nel nostro Paese.
Oltre il 70% dell’impresa femminile italiana si concentra in cinque settori produttivi (commercio, agricoltura, servizi di alloggio e ristorazione, altre attività dei servizi e manifattura). Se mediamente il peso delle donne imprenditrici è pari a poco più di un quinto del totale, in alcuni ambiti produttivi la loro incidenza è assai più consistente. Caso emblematico è quello delle altre attività dei servizi, in cui le imprese femminili (circa 120mila) sono oltre la metà delle attività di questo settore, primeggiando nei servizi alla persona.
Molise, Basilicata e Abruzzo sono le regioni in cui il tasso di femminilizzazione raggiunge i livelli massimi mentre Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto quelle in cui l’incidenza delle imprese femminili sul totale è più bassa. Nel Lazio le imprese femminili rappresentano circa il 22% del totale.
Se le imprese femminili continuano a concentrarsi, rispetto a quelle maschili, maggiormente nel Mezzogiorno, interessante è notare come la distribuzione geografica dell’impresa artigiana assuma caratteristiche tutte peculiari. Infatti, anche se l’artigianato in “rosa”, con le sue 216.708 imprese registrate a fine 2016, rappresenta soltanto il 16% del tessuto imprenditoriale femminile, questo segmento è particolarmente significativo in tanti ambiti del fare impresa delle donne. Il 58,6% delle donne che guida una impresa manifatturiera ha scelto la forma dell’impresa artigiana, mentre, tra gli uomini, tale incidenza è pari al 53,2%.
Questo connubio “impresa femminile – artigianato” si esprime con forza nel settore tessile, del confezionamento di articoli di abbigliamento e nella fabbricazione di articoli in pelle, ma anche nel segmento alimentare e nella fabbricazione di carta e prodotti in carta. Le imprese artigiane contribuiscono in misura significativa alla formazione del tessuto imprenditoriale femminile anche nelle attività dei servizi di informazione e altri servizi informativi e, all’interno del settore del noleggio, nelle attività legate ai servizi per edifici e il paesaggio. Infine, nelle altre attività di servizi, la quasi totalità delle imprese femminili sono artigiane, sfiorando l’85%.
Fonte: Unioncamere